domenica 14 agosto 2011

Non facciamo dell'ideologia


La vulgata poetica del "naturale" vuole che nel bel tempo che fu, le partorienti fossero libere dagli artigli dei medici e, circondate dall' amore femminile delle comari, dessero alla luce neonati rosei e sani, senza lamenti.
Intendiamoci, ho partorito in casa tre volte, circondata da diverse persone tranne i medici e sono state sempre esperienze straordinarie. Sono una doula e convinta assertrice dei danni dell'eccesso di medicalizzazione.
Detto questo però, cerchiamo di non fare dell'ideologia, che non se ne sente alcun bisogno.
Il parto non è diventato doloroso nel momento in cui sono intervenuti gli uomini con tecniche invasive: il parto è diventato doloroso quando a noi umani è cresciuto il cervello e ci siamo messi in posizione eretta, con conseguente modificazione del bacino. Che poi alcune culture abbiano saputo favorire il processo del parto mentre altre non hanno fatto altro che ostacolarlo, è un altro discorso.
Non ci sono stati i bei tempi in cui le donne partorivano felici e senza dolore, e la naturalità non preserva sempre da ogni male. Chi ne avesse voglia e fosse munito di un buon pelo sullo stomaco, può leggersi la storia del medico Francois Sacombe per togliersi ogni dubbio. Le donne un tempo avevano paura del parto ben più di oggi, e l'ignoranza diffusa tra mammane e suocere non giocava certo a favore di parti migliori. La mia osterica, saggia donna, lo sapeva molto bene.
Personalmente credo sia necessaria una cultura del corpo e della nascita che sia fatta di rispetto e amore per la madre e il suo bambino. Credo che quella di partorire sia una competenza femminile che va tutelata, rafforzata e in un certo senso riformulata. Però non volgendosi a un bucolico passato che non è mai esistito, piuttosto guardando avanti e ricordando che non siamo più le stesse donne di un tempo.

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