domenica 30 settembre 2012

Latte che scorre


Allattare, se lo si fa per il piacere di farlo, è una festa dei sensi. Una delizia, un godimento da condividere con quell’animaletto gustoso e voluttuoso che è un lattante.
Allattare, se lo si fa per il piacere di farlo, è una gran soddisfazione.
E' comodo, perchè lo si può fare ovunque, ai giardini e alla fermata del bus.
E' veicolo di libertà, perchè consente di muoversi senza orpelli da portarsi dietro, in qualsiasi momento.
Allattare, se lo si fa per il piacere di farlo, è un vero spasso.
Diciamolo, nella Settimana Mondiale dell’Allattamento.

martedì 25 settembre 2012

Primo Convegno Nazionale delle Doule


13 ottobre 2012 a Bologna

Il mondo contemporaneo ci sta insegnando che il sapere collettivo vale di più di quello individuale, e che vale di più se è vario, ovvero se proviene da saperi ed esperienze diverse.
Molte di noi doule sono attive e traboccanti di spirito d’iniziativa, altre invece patiscono la solitudine e il mancato riconoscimento sociale della propria figura professionale. Abbiamo tutte bisogno di sentire un terreno solido sotto i piedi, di sapere che pur essendo tutte diverse, pur se geograficamente lontane, possiamo essere forti della nostra unione e avere dei progetti comuni da portare avanti. Sentiamo il desiderio di conoscerci meglio tra noi, per guardarci in faccia, per scambiarci esperienze, pensieri e realtà inevitabilmente diversi. Senza dovere rinunciare alla nostra appartenenza ad associazioni già esistenti, il progetto del convegno si propone di trovare un terreno di confronto comune e di individuare delle linee di condotta per il futuro, al fine di tessere una rete solida tra noi.

 In occasione del nostro convegno,
Ibu Robin Lim ha inviato un prezioso messaggio a tutte le doule

Per vedere la versione completa, con Niccolò Giovannini, clicca qui

 Qui il sito del Convegno

lunedì 24 settembre 2012

Le favole dei nove mesi




"C'era una volta una strega che abitava in una capanna in mezzo al bosco, vicino ad un vecchio castagno secolare tutto torto e ritorto. Questa strega  qui non era bella nè brutta, nè vecchia, nè giovane, nè buona, nè cattiva.
E aveva una specialità, sapeva prendersi cura delle donne quando la vita cresceva dentro di loro".
Inizia così Le favole dei nove mesi di Emanuela Geraci, un libro delizioso da sbocconcellare con gusto, piano piano, come un buon pasticcino.
Sono fiabe vere, con tutto il repertorio di misteri, magie, paure, episodi cruenti, prove iniziatiche, metafore che non hanno niente di edulcorato o di nostalgico. Il tema centrale è il divenire madre, ossia quel tema che molto raramente riesce a entrare nella letteratura, quasi che non ne avesse la giusta statura.
Emanuela narra di nausee che indeboliscono le ossa e la volontà, di bambini che spiccano un balzo dai cieli e cadono stralunati sulla terra, di donne intrepide e spaccone, ma anche di donne spaventate e rabbiose. Ci stuzzica con tanto cibo profumato e appetitoso, con birra al miele, focacce, tisane allo zenzero, ricottine, pane appena sfornato. E ci fa ridere con tanta ironia e irriverenza.
Ah.... dimenticavo, Emanuela è una doula!

domenica 16 settembre 2012

La sindrome


Ho letto questo racconto che consiglio a tutti, mica inventato, come dichiara l'autrice, e non ho motivo di dubitarne.
Mi piacerebbe poter dire "ma dai, che fantasia!", invece le credo senza difficoltà. E se i responsi dei medici delle prime due strutture a cui questi genitori si sono rivolti, e la superficialità con cui hanno trattato il caso, e i tempi biblici per dare un responso, se insomma tutte queste cose mi indignano, quello che più mi fa pensare è la concezione patologizzata in cui viviamo immersi come olive nella salamoia. Di certo la maestra era in buona fede, sinceramente preoccupata.

Se un bambino è intelligente, chiuso e pedante, si pensa a una sindrome di Asperger. Se è un terremoto ha di certo la sindrome ipercinetica. Se vive tra le nuvole ha un deficit d'attenzione. Se un'adolescente mangia poco e assomiglia a una scopa vestita, oddio sarà anoressica. Se divora pasticcini e panini, sarà mica bulimica? Ho sentito dire, da un'infermiera di un reparto maternità, a una donna con un neonato di due giorni che il suo bambino aveva la "tipica sindrome di rifiuto del seno". Se una donna piange spesso durante il puerperio, ha la depressione pstpartum.
Conosciamo meglio il significato di queste parole che definiscono patologie, piuttosto che parole antiquate come malinconia, ardore, tristezza,  eccitazione, svogliatezza, inquietudine.
Mi viene in mente un racconto di Michel Tournier che il mio amico Maurizio mi regalò tanti anni fa. Un delizioso libricino ben rilegato, dal titolo "Un bebè sulla paglia", che narra di come il Presidente francese sia preoccupato della medicomania che affligge il paese. Ovvero della tendenza delle persone a pensarsi come un cumulo di patologie, sempre più dipendenti da farmaci e terapie, tanto da rischiare di dilapidare l'intero patrimonio della nazione in spese sanitarie. Il Presidente decide di rivolgersi al vecchio medico di campagna che lo aveva curato da bambino, e che era presente alla sua nascita, per chiedergli come, a suo parere, si possa risolvere questo problema.
Il vecchi medico risponde al Presidente, con una lettera bellissima che non posso trascrivere per intero, altrimenti mi si inceppano le dita sulla tastiera, nella quale identifica la causa di tale medicomania, clinicomania, farmacomania, nell'usanza di far nascere i bambini, anche quando non ce ne sarebbe motivo, in mezzo a odori di disinfettanti, rumori di strumentazioni elettroniche, circondati da persone in camice e col volto coperto da una mascherina antisettica. La lettera si conclude più o meno così: "La nascita, l’amore e la morte, non son malattie. Sono le tre grandi articolazioni dell’umano destino. Non è opportuno  che i medici se le accapparrino. Cominciamo dunque a liberare le nascite dai miasmi farmaceutici che le avvelenano. Ecco ciò che propongo. Quando una donna sarà sul punto di diventare madre,sceglierà da sé, con la stessa libertà con cui sceglie il nome del bambino, l’ambiente naturale in cui desidera partorire e, di conseguenza, l’impronta natale che riceverà il suo bambino. Si farà di tutto perchè abbia una possibilità di scelta praticamente illimitata".
Un  racconto delizioso, disseminato di piccole perle di saggezza, che arrivano dritte al cuore, come solo gli sguardi ingenui sanno fare.


giovedì 13 settembre 2012

Famiglia


Norvegia, 1890-1900
Quando un bambino viene alla luce, se è fortunato troverà una famiglia ad accoglierlo. Oppure sarà lui stesso ad esserne il catalizzatore. Ma che cos’è una famiglia?
Le famiglie sono molto diverse tra loro. Per il modo in cui sono andate formandosi, innanzitutto, ma anche per stile di vita e consuetudini.