domenica 17 maggio 2015

Il professore e il bebè



La storia è nota, perchè ha fatto il giro del web.
Il professor Sydney Engelberg dell'Università Ebraica di Gerusalemme stava tenendo una lezione, quando il figlio di una studentessa, di pochi mesi, si è messo a piangere. La studentessa ha fatto per alzarsi e uscire dall'aula, ma il professore si è avvicinato a lei, ha preso il bambino in braccio, lo ha calmato e cullandolo ha continuato la sua lezione.
Uno studente ha scattato qualche fotografia, le ha messe on-line e in poche ore hanno fatto il giro del web. 
La banalità del bene, viene da dire.
 "Nessuna madre dovrebbe essere costretta a scegliere tra il suo bambino e una buona formazione scolastica", ha detto il professore ai suoi studenti. Certo in tanti lo dicono, in tanti lo pensano, in tanti scrivono fiumi di parole su questo concetto. Ma è quel gesto a dirci tante cose in più. Ci dice che quel signore pensa che i bambini fanno parte del mondo in cui viviamo, lavoriamo, studiamo, ci divertiamo. Ci dice che possiamo riconoscere e rispondere ai loro bisogni, che sono specifici, senza considerarli una seccatura. Ci dice che non c'è alcun contrasto tra una lezione universitaria e il gesto semplice di cullare un bambino. 
Ci dice che dei bambini non se ne deve occupare solo la madre, in seconda battuta il padre, in terza battuta i nonni e la baby sitter, o altrimenti che se ne stessero a casa loro. Ci dice che quando un neonato si mette a strillare al ristorante, possiamo pensare di renderci utili. Anche solo sorridendo alla madre, anzichè guardarla con l'espressione da perchè non te ne sei stata a casa tua, non si può nemmeno cenare in pace. 


domenica 10 maggio 2015

Festa della mamma con il piede sbagliato

foto di Dorothea Lange

di Marzia Bisognin

Mattina della festa della mamma. 
Faccio gli auguri a mia mamma. 
Apro Facebook, tante dediche alle mamme, alcune cose davvero belle, tanta retorica. 
Scorro la prima pagina della Stampa, leggo un articolo di Giacomo Poretti dal titolo Nel mondo cambia tutto, resiste solo la mamma", e arrivo alla seguente frase: "Le mamme di adesso, si dirà, hanno le colf che le aiutano nei mestieri di casa. E' vero, solo che le mamme di adesso, quando sono rientrate a casa, dopo aver portato e recuperato i figli a calcio, a judo, a basket, a pianoforte e ai pigiama party, devono rimettere a posto tutti gli indumenti che le colf hanno sistemato nei cassetti sbagliati"

Senti Giacomo, ma a te fa ridere? A me per niente. 
Le mamme di adesso hanno le colf ? Certo, alcune mamme hanno la colf che le aiuta, ma che cosa ti fa escludere le colf dalla categoria di mamma? Anche loro hanno la colf che le aiuta a casa? 
Non sono un'esperta di statistiche e numeri, ma sono certa che di colf con figli ce ne sono tante, tantissime. Magari che hanno lasciato i figli affidati a qualche parente in un paese lontano, e sono venute in Italia a lavorare nelle case altrui, per dare un futuro migliore ai loro figli. Non hanno forse queste madri diritto ad essere considerate tali? O sono madri di serie B? E che dire della mamma della piccola Francesca Marina, di cui si è tanto parlato nei giorni scorsi? Te lo ricordo: la signora incinta di nove mesi, nigeriana, si è imbarcata su un barcone sgangherato come tutti i barconi, forse sapendo di rischiare la pelle, e ha partorito la piccola su una motovedetta. 

Ma davvero conosci solo donne che hanno la colf e nessuna che faccia la colf di lavoro? E tu, c'è stato un momento in cui hai avuto bisogno di fare il primo lavoro qualsiasi pur di guadagnarti la pagnotta, o hai sempre fatto il comico?
Anche senza pensare alle madri immigrate, clandestinamente o meno, a me vengono in mente le madri che sgobbano tutto il giorno, quelle che conducono una vita da funambole spericolate, magari in allegria eh..... mica voglio fare un piagnisteo sulle madri che conducono una vita dolorosa oltre che faticosa. 
E però mi vengono in mente anche quelle, le madri che non possono contare su nessuno, le madri che si sentono sole e inadeguate, quelle che hanno un figlio disabile, quelle che sono state licenziate. Mi vengono in mente tutte le madri che se la sgrugnano.
Possibile che a te vengano in mente solo quelle che alla sera non hanno niente di meglio da fare che lamentarsi perchè la colf ha messo i calzini nel cassetto sbagliato?

La tua spiritosaggine mi ha fatto venire in mente una storia che si raccontava tempo fa, non so se sia vera o se sia una leggenda metropolitana. Una bambina di famiglia bianca e agiata vede una bambina nera in passeggino, si rivolge alla mamma e dice "mamma guarda, una cameriera piccola".

venerdì 8 maggio 2015

La forza della sincerità

Gravida - di Bulzatti Aurelio

La mia amica Laurence Landais dice che non se ne può più di tutte le cautele che circondano certe cose. Ha ragione. E direi che è sempre difficile accogliere davvero queste parole dolorose, queste domande, e la forza di questa sincerità.

Dopo tutti questi anni, sento ancora il bisogno di scriverne, anzi, ora più che mai...
È che vorrei capire. Vorrei capire com’è che pensate di proteggere la nostra salute devastando le madri nel momento in cui fanno nascere i loro bambini.
Offrendo l’epidurale a tutte le donne “perché nessuna donna debba più soffrire durante il parto”, ma tagliando loro la vagina durante la fase espulsiva, allontanando subito il bambino per “controllare che stia bene” (misurarlo e pesarlo… operazioni che non possono aspettare??), tagliando quindi troppo presto un cordone ombelicale che ancora pulsa e ancora cerca di inviare al bambino un terzo del suo sangue, tirando la placenta “perché non usciva” a neanche 10 minuti dalla nascita del bambino e poi raschiando con la mano dentro l’utero della povera disgraziata per assicurarvi di non aver lasciato pezzi di placenta in giro visto che non avete aspettato che nascesse da sé.
Vorrei capire.
Tutto questo senza anestesia [la famosa epidurale poi non arrivò in tempo]. Ma sarebbe bastata un’anestesia per non sentire il dolore? Qualcuno si è preoccupato della sofferenza inflitta a nome della salvaguardia della salute del bambino??? [o forse serviva la sala parto per la prossima e quindi via, cosa sarà mai...]. Qualcuno si è preoccupato dello stato mentale delle madri che partoriscono nei vostri ospedali "all’avanguardia" a 2 giorni dal parto, e poi a 2 settimane, 2 mesi, 2 anni? Le avete ascoltate?
Voi lo sapete come ci si sente a 10 anni da questo massacro? Fuori da una sala parto, sarebbe forse accettato un “trattamento” del genere? Vogliamo parlare delle parole del personale? “Sei stata bravissima, dai non è niente, tra qualche giorno non ci penserai più, guarda che bella bambina sana che hai, dovresti essere contenta”. Vogliamo parlare di cosa provi quando hai una bambina bellissima ma non riesci a fare la madre?
Chi vuole aiutarmi a capire?
Sono fuori di testa se oggi, dopo tutti questi anni, vado in depressione per la mia pancia ferita? Sono inadeguata io se non sono riuscita a curarmi da sola?
C’è qualcuno qui che mi sa dire quando inizierò a stare meglio?
Per come la vedo io, siete malati voi. Ma intanto sto pagando io.
Uno sfogo fra tanti, ma se non lo dico sto peggio... Tanti auguri a tutte le mamme e alle mamme in attesa. Spero che vi andrà meglio di come è andata a me.